Donatella Zoroddu, «Il commento di Charles K. Barrett agli Atti degli Apostoli. Note di lettura.», Vol. 24 (2011) 71-94
The monumental two-volume commentary by C.K. Barrett on the Acts of the Apostles (ICC), completed in 1998, is a milestone in the exegetical history of this New Testament document. A collection of notes, made during the preparation of the Italian edition of the commentary, is offered, without any claim to completeness. Most of the notes focus on grammatical and lexical questions, but some are also concerned with text critical issues and pay particular attention to the translation of the Greek text with which Barrett opens every pericope. The last section of the article deals with the oversights and inaccuracies that could cause the reader difficulty.
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che designa senza dubbio i giudei come primi destinatari dell’evangelo16.
Queste dichiarazioni e il contesto del concilio di Gerusalemme rendono
però del tutto improbabile la seconda ipotesi interpretativa in 15,14. La
prima deve essere ulteriormente precisata: a) all’inizio del movimento
cristiano o b) nel piano divino primigenio? B., 723-4, intende l’avverbio
come ripresa di ἀφ' ἡμερῶν ἀρχαίων facendo però coesistere col signi-
ficato di “all’inizio” quello di “per la prima volta”17: “the event in mind
belongs to the beginnings of the Christian story, and was the first of its
kind”. A ben vedere i due aspetti sono già compresenti nel commento al
v. 718, anche se il secondo non è esplicitamente ricondotto ad ἀφ' ἡμερῶν
ἀρχαίων. Mi pare che in ogni caso non si possa non riconoscere l’idea di
una decisione originaria di Dio19. A ciò indirizza il versetto seguente, che
adduce la prova scritturistica della concordanza dei profeti: se l’AT ha
annunciato la conversione dei gentili, che ora si adempie, essa deve aver
fatto parte del disegno divino iniziale.
Il discorso dell’Areopago è introdotto da una frase dei filosofi che
ascoltano Paolo: βουλόμεθα οὖν γνῶναι τίνα θέλει (D E M τί ἂν θέλοι)
ταῦτα εἶναι (17,20). B., 833, riporta senza commentarla l’osservazione
di BDR, § 299.1, n. 1, secondo cui τίνα sarebbe neutro plurale soggetto
di θέλει. Il soggetto di θέλει εἶναι sembra però ταῦτα, con τίνα (o τί)
come predicato20. Del resto la fattispecie esaminata nel paragrafo 299.1
di BDR è “τί kann als Prädikat zu ταῦτα stehen”. La nota di BDR appa-
re contraddittoria. Non così a Rius-Camps – J. Read-Heimerdinger, III,
332, che vi si appoggiano per assegnare a τίνα di B funzione di soggetto
(con ταῦτα tradotto “these things”) e a τί di D funzione di predicato
(con ταῦτα tradotto “these words”) — interpretazione che mi sembra
ingiustificabile.
In due discorsi rivolti a gentili, a Listra e Atene, si trova formulato il
concetto della vicinanza tangibile di Dio anche laddove non si sia rivelato
apertamente. Nel discutere la variante ben attestata di 17,27 καίτοι, di
P74 A E 945 1891 pc Cl, o καίτοι γε, di א323 1739 pc (in luogo di καί γε
di B D Ψ 33 M Irlat), οὐ μακρὰν ἀπὸ ἑνὸς ἑκάστου ἡμῶν ὑπάρχοντα, B.,
16
Dell’occorrenza di 3,26 B., 213, tratta distesamente.
17
Pesch, 596 al v. 14, dichiara l’incertezza: “ ‛per la prima volta’ oppure ‘fin dal principio’ ”.
18
B., 714-5: “it was through him (sc. Peter) that the word of the Gospel […] was first
communicated to the Gentiles”; “the absolute priority if not the primacy of Peter”; “Peter
was the first”.
19
Contro Haenchen, 430: egli esclude in πρώτον (″zuerst⁇, p. 424) l'idea che l'evento
risalga all'iniziativa di Dio, ricollegandolo invece ad ἀφ' ἡμερῶν ἀρχαίων, col significato
di “per la prima volta”, come sembra chiarire l'obiezione mossa (n. 5) al purismo di Begs.
IV, 175, il quale, rendendo con “first”, aveva precisato: “Not ‘for the first time’, which would
be in Hellenistic Greek πρώτως”.
20
Cf. Robertson, 736.