Romano Penna, «La questione della dispositio rhetorica nella lettera di Paolo ai Romani: confronto con la lettera 7 di Platone e la lettera 95 di Seneca», Vol. 84 (2003) 61-88
La questione della dispositio rhetorica nella lettera di Paolo ai Romani: confronto con la lettera 7 di Platone e la lettera 95 di Seneca
può certo dubitare che Seneca, scrittore per professione, l’abbia ricevuta nel modo debito40.
Sarà quindi interessante rendersi conto fino a che punto l’uno e l’altro, il filosofo greco e quello romano, siano debitori delle teorie retoriche nei loro scritti epistolari.
1. Platone, Lettera 7 (323E-352A)
Tralasciamo qui il dibattito sulla sua autenticità, che sembra comunque ben risolto a suo favore41.
a) Il contenuto della lettera
Il suo contenuto va individuato a più livelli.
Storico: la lettera descrive più di tre decenni di storia della Sicilia (da quando Platone andò la prima volta a Siracusa nel 388 presso il tiranno Dionisio I, dove conobbe il suo giovane cognato Dione, fino all’assassinio di Dione stesso, nel quale egli aveva riposto tante speranze, avvenuto nel 354)42.
Autobiografico: la lettera è utilissima per tracciare la figura di Platone stesso, che scrive l’anno dopo quell’assassinio (e sei anni prima della propria morte), sia per la sua biografia (quanto al dipanarsi degli avvenimenti in cui egli è stato implicato) sia per delineare la sua umanità (opposizione alla democrazia in favore della oligarchia, condanna della proliferazione di suoi supposti scritti, toni di amicizia, di prudenza...).
L’intento vero e proprio derivato dalla sua occasione e dal suo scopo: rispondere alla richiesta di un gruppo di familiari e amici di Dione perché Platone si unisse e facesse causa comune con loro (koinwnei=n: 323E); la risposta è che egli si unirebbe volentieri a loro, solo se essi fossero mossi "dalle stesse opinioni e intenzioni" di Dione (324A), e per questo espone loro quali fossero appunto le opinioni politiche di lui, visto che le conosce "non per congettura ma per cognizione diretta" (ib.). In realtà, lo scritto, soprattutto nella prima parte,