Maurice Gilbert, «L’interpretazione di SiracideVL-Vg 24,6a», Vol. 96 (2015) 113-118
The addition in SirVL-VG 24,6a (“I [Wisdom personified] made the light arise that does not set”) has been understood by C. Kearns as the light that illuminates the righteous in the afterworld. In this short note, we propose to see in this “light” that of the Torah, which arose before the creation of the universe.
06_AN_Gilbert_copiaaaa_113-118 28/04/15 12:37 Pagina 117
L’INTERPRETAZIONE DI SIRACIDEVL-VG 24,6A 117
– Bar 4,1, a proposito della via della sapienza, vale a dire la via che
conduce alla sapienza (Bar 3,23): “È il libro dei precetti di Dio, la
legge (nomos) che sussiste per sempre”.
– Sir 24,23: il discorso della Sapienza è interpretato da Ben Sira in
questo senso: “Tutto questo è il libro dell’alleanza del Dio Altissimo,
‘la legge (nomos)’ promulgata da Mosè, dato in eredità alle assemblee
di Giacobbe” [citazione di Dt 33,4LXX]”.
Interpreto quindi Sir 24,23 in questo senso: tutta l’opera della Sa-
pienza, descritta nel suo discorso, va aldilà del racconto del Pentateuco
perché essa è insediata nel tempio e cresce nel popolo. Di conseguenza,
la parola nomos non significa il Pentateuco e neppure le sue leggi, bensì
la totalità della rivelazione divina fatta ad Israele. Inoltre, nel suo di-
scorso, la Sapienza continua a offrirsi a chi la desidera, ignorando le ri-
bellioni di Israele.
In conformità a tutti i testi fin qui presentati, ci si può chiedere se in
SirVL-Vg 24,6a la luce non sia proprio quella della tôrâ. Io credo di sì ed è
questa interpretazione che si oppone a quella di Kearns. Infatti, in SirVL-Vg
24,6a, ci troviamo all’inizio del discorso della Sapienza, la quale si pre-
senta come “la parola uscita dalla bocca dell’Altissimo” e ciò rimanda a
Genesi 1, con le dieci parole della creazione. Tuttavia, stando solo nei
cieli, la Sapienza ha fatto sorgere prima di ogni altra cosa la luce che non
tramonta (Gen 1,3). Questa luce è precisamente quella della tôrâ primor-
diale ed eterna 18. L’aggiunta di SirVL-Vg 24,6a suppone che la Sapienza e
la tôrâ siano una sola realtà che ha fatto sorgere la luce: feci ut oriretur.
Questa interpretazione suppone allora un’inclusione tra SirVL-Vg 24,6a e
SirVL-Vg 24,32-33 (SirGr 24,23), tra l’inizio del discorso della Sapienza e
l’inizio dell’interpretazione di Ben Sira, ma non con SirVL-Vg 24,45, come
vuole Kearns.
Quanto all’origine dell’aggiunta, ritengo che sia ebraica, tramite una ver-
sione greca che non abbiamo più. In ebraico, reciterebbe più o meno così:
’ănî bašāmayim hăqîmōtî ’ôr le’ēyn ḥeser 19.
Non dimentico che Cipriano ha citato SirVL-Vg 24,5-11, attribuendo que-
sto passo, così come Pr 8,22-31, a Cristo: “Christum primogenitum esse
18
Nel suo articolo “The Preexistence of the Torah: A Commonplace in
the Second Temple or a Later Rabbinic Development”, Henoch 17 (1995)
329-348, spec. 330-332, G. BOCCACCINI non prende in considerazione l’ag-
giunta tardiva di SirVL-Vg 24,6a.
19
Cf. 1QHa XIV 20-21: whyh m’yn ’wr lmqwr ‘wlm l’yn ḥsr. Ringrazio
Émile Puech per questa proposta.