Albert Vanhoye S.J., «Pi/stij Xristou=: fede in Cristo o affidabilità di Cristo?», Vol. 80 (1999) 1-21
The meaning of the Pauline pi/stij Xristou= is the subject of much discussion. Is the genitive here objective: "faith of Christ" or subjective: "the pi/stij of Christ"? In the latter interpretation the problem is the meaning of pi/stij. "The faith of Christ" comes up against the fact that the act of believing is never ascribed by Paul to Christ, nor is it ascribed to him elsewhere in the New Testament. The "faithfulness of Christ" avoids this objection but is a weak alternative. The fact that pi/stij also has the meaning of "credibility" or "trustworthiness", is sometimes overlooked. This is the meaning which suits some texts because the "trustworthiness" of Christ is what makes the Christians "faith" possible.
improprio14. Daltra parte, secondo Barr, Hebert ha anche il torto di dare troppa importanza alletimologia e di trattarla "come se fosse un senso soggiacente, presente in ciascuno dei termini derivati e determinante per il valore di tutti"15. Il senso di un vocabolo viene determinato dal suo uso nella vita sociale e può avere poco rapporto o perfino nessuno con letimologia. Altra critica ancora: Hebert attribuisce ai termini un contenuto teologico che non hanno in se stessi, ma che è espresso da tutto un testo. Ad es. il verbo "credere" (heemin in ebraico) descriverebbe "luomo che cerca rifugio dalla propria fragilità e instabilità in Dio che è fermo e saldo"16. Questo atteggiamento viene certamente espresso in molti passi della Bibbia, ma non dal verbo heemin da solo. Quando la Bibbia riferisce che "Abramo credette al Signore" (Gn 15,6), il senso che risulta dal contesto è semplicemente che Abramo accettò come vera la promessa fattagli da Dio.
Hebert può quindi essere criticato dal punto di vista linguistico. Non ne segue tuttavia che le sue proposte siano prive di ogni valore. Lidea stessa che, nei testi paolini considerati, pi/stij possa designare la fedeltà di Cristo piuttosto che la fede dei credenti merita considerazione. Pi/stij in greco può effettivamente avere il senso di fedeltà e questo senso consente una interpretazione plausibile dei testi. Conviene soltanto verificare se unaltra accezione di questa parola non si accordi meglio con il contesto.
Due anni dopo larticolo di Hebert, Thomas Torrance scrisse un articolo che abbonda nel senso di Hebert e propone altre precisazioni. C.F.D. Moule espresse poi il suo dissenso e Torrance gli rispose17. Torrance ragiona, come Hebert, sulletimologia del verbo Nm) e del nome hnfw%m)v: "il significato fondamentale della radice aleph, mem, nun, pare sia in stretta relazione con lintensa coscienza di