Romano Penna, «Appunti sul come e perché il Nuovo Testamento si rapporta all'Antico», Vol. 81 (2000) 95-104
The syntagma "Old Testament" (2 Cor 3,14), unlike the corresponding "New Testament" (Jer 31,31; CD 6,19; 8,21; 19,33-34; 20,12), is of exclusively Christian coinage. Regarding the modes of usage of the first by the second we have recorded: a) the quantitatively differing presence within the single NT books; b) the various forms of the text employed; and c) the diverse exegetical techniques used. Regarding the causes of such recourse to the OT, two motives can be distinguished. There is a cultural motive, due to the simple fact that Jesus and all the first Christians belong to the Jewish people. And there is a theological motive, due to the fact that the belief in Jesus as Messiah is rooted in a praeparatio evangelica. The chief source of the expectation of a Messiah lay precisely within the Scriptures of Israel. Thereupon the fundamental hermeneutic criterion has been (and is) the Christological faith.
divisa in due parti: la prima, Ex Vetere Testamento (dove si comprende pure un buon numero di apocrifi), abbraccia ben 36 pagine complete; la seconda, E scriptoribus graecis, appena un quarto di pagina! Ci sarebbe da dire che questo quarto di pagina è fin troppo minimale, poiché gli echi della cultura greca non si misurano soltanto da eventuali citazioni o riporti di testi, ma anche da semplici riprese terminologiche o concettuali18. Inoltre, bisogna anche certamente riconoscere che nessuno degli autori neotestamentari, nemmeno Paolo, aveva la cultura che contraddistingueva un ebreo come Filone Alessandrino. Ma resta il fatto di un divario impressionante.
Se il NT ricorre tanto allAntico, è perché non poteva farne a meno in ragione delle stesse precomprensioni culturali dei suoi scrittori. Se per ipotesi Gesù fosse stato un ateniese e i suoi discepoli fossero stati dei greci come quelli incontrati da Paolo allAreopago, probabilmente il rapporto fra le fonti si sarebbe invertito! Altrettanto probabilmente, però, il messaggio di Gesù non sarebbe stato lo stesso: invece di un euanghélion avremmo avuto una didaskalía, e invece di un Paolo avremmo avuto forse un Epitteto, grandissimo e per alcuni versi simile allApostolo, ma certo non afferrato da Cristo (cf. Fil 3,12). Allora il cristianesimo, invece di essere stato semmai "un essénisme qui a largement réussi", come impropriamente pretendeva Renan, sarebbe stato al più uno stoicismo (o un cinismo) ben riuscito!
In definitiva, lebraicità di Gesù e dei suoi primi discepoli ci riconduce al tema delleudokía divina, del mistero cioè di un piano salvifico insindacabile, secondo cui nella pienezza del tempo Dio mandò il Figlio suo, non solo "nato da donna", ma anche "nato sotto la Legge", cioè pienamente giudeo. Ma con ciò veniamo rimandati allaltra motivazione dellinteresse per lAntico dimostrato dal Nuovo.
Motivo teologico. Il Nuovo Testamento è talmente impastato di Antico e inestricabilmente legato ad esso che si capisce perché loperazione tentata da Marcione fosse votata al fallimento. Bisogna necessariamente fare i conti con "das Jüdische am Christentum"19, e certo non a denti stretti ma con la piena consapevolezza della loro indivisibilità. Per darsene una ragione adeguata, occorre rendersi conto che qui gioca la sua parte anche un motivo ben più profondo di quello semplicemente culturale.
Esso si trova nella convinzione, già gesuana e poi cristiana, secondo cui lidentità messianica di Gesù, nonostante tutta la sua dirompente originalità, non era stata una novità assoluta ma affondava le sue radici nella storia passata. Essa cioè era stata oggetto di una praeparatio evangelica che soprattutto nei testi biblici e nelle vicende della storia dIsraele, a cui Gesù apparteneva, aveva avuto la sua espressione massima. Luca lo dice parlando esplicitamente di un "piano di Dio" (h( boulh_ tou= qeou=: Lc